Astrattismo Geometrico - biografia - Cardelli e Fontana arte contemporanea

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Astrattismo geometrico 1930-1960
OPERE
BIOGRAFIA
PORTFOLIO
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astrattismo geometrico Cardelli & Fontana

Giuseppe Allosia (Volterra 1910 - Genova 1983)
Dopo il trasferimento a Genova, si dedica alla pittura da autodidatta. La prima mostra sotto l’egida del MAC è quella presentata nel maggio-giugno ’52, da Atanasio Soldati alla Galleria Bergamini di Milano, dove espone assieme a Plinio Mesciulam. Nel maggio del ’53 partecipa alla prima mostra concretista della propria città, alla Galleria San Matteo di Genova. Contemporaneamente è presente alla Mostra d’Arte Nucleare che si tiene alla Sala degli Specchi di Venezia. Lo Studio “b24” di Milano, che espone opere di Allosia alla mostra Collezione ambientata dell’ottobre del ’53, un mese dopo ospita la mostra Astratto concreto a Genova, con lavori, oltre che dello stesso Allosia, di Bisio, Fasce, Mesciulam, Oberto e Bruna Pecciarini. Nel maggio del ’55 Allosia presenta sue pitture all’esposizione del MAC/Espace alla Galleria del Fiore di Milano, e, nel marzo-aprile del ’57, figura alla collettiva della Galleria Schettini.

Annibale Biglione (Settimo San Vittore 1923 - Pietra Ligure 1981)
Il primo quadro astratto lo realizza, nel 1944, in un campo di concentramento nazista. Nell’ottobre del’51 partecipa alla collettiva del MAC alla Galleria Bergamini di Milano. Dal gruppo concretista torinese, di cui Biglione fa parte, giunge un’adesione ufficiale al MAC, in forma di Manifesto del gruppo torinese, firmato, oltre che da Biglione, da Galvano, Parisot e Scroppo, e apparso sul bollettino n.2 di “Arte Concreta”, nel novembre del ’52. Parallelamente all’uscita del bollettino, lo stesso gruppo organizza, alla Saletta Gissi di Torino, la Mostra di pittori concretisti di Milano e Torino. A corroborare lo stretto legame collaborativo che s’instaurò tra Torino e Milano, il fatto che le pagine del bollettino di “Arte Concreta” n.8 e di quello- già citato-n.9, vengono gestite interamente dalla redazione di Torino, costituita dai quattro firmatari del Manifesto.Nel marzo del ’53, Biglione espone alla mostra concretista della Galleria San Matteo di Genova. Nel luglio ’54, con la mostra collettiva di concretisti alla Galleria Krayd di Tucumán (Argentina), per Biglione si esauriscono le esperienze espositive in mostre del MAC.

Silvio Bisio (Alba 1914 - Rapallo 1997)
Prima di trasferirsi definitivamente a Rapallo nel 1958, trascorre importanti anni di formazione e conseguente prima stagione pittorica a Genova. Nella capoluogo ligure, infatti, Bisio tiene le sue prime mostre personali (Galleria L’Isola, 1947, Galleria Venchi, 1949), dove presenta opere caratterizzate da un felice cromatismo d’ascendenza matissiana. Il successivo neocubismo, sfocia, a partire dal 1952, in una grammatica concretista, che convoglia solari accensioni timbriche in rigorose e profilate griglie costruttive. Entrato in contatto con l’avanguardia concretista della città (Allosia, Fasce, Mesciulam, Oberto, Pecciarini), espone con essa alla mostra Astratto concreto a Genova, ospitata nel novembre-dicembre 1953, allo Studio “b24” di Milano. Nel corso degli anni Cinquanta, Bisio ha modo di esporre a varie mostre collettive della Galleria Rotta di Genova. Negli anni Sessanta, abbandonato il concretismo, affronta un linguaggio informale d’eco spazialista. L’attività espositiva, tuttavia, va sempre più diradandosi, fino ad una nuova impennata a partire dalla metà degli anni Ottanta, con mostre personali in gallerie di Genova, Savona, Chiavari e Rapallo.

Gianni Bertini (Pisa 1922 - Caen 2010)
Tra il 1948 ed il 1949 realizza il ciclo dei Gridi facendo uso di lettere stampigliate e cifre. Dopo un breve soggiorno a Roma, nel 1950 si stabilisce a Milano. Partecipa attivamente alla vita culturale italiana e fa parte del MAC milanese. Quindi realizza delle pitture dove la sgoc­ciolatura è largamente impiegata. Tali opere vennero presentate nell’ottobre del 1951 alla galleria Numero di Firenze e costitui­scono la prima manifestazione di pittura informale realizzata in Italia. In seguito furono definite “pitture nucleari”. Sul finire del 1951 si trasferisce a Parigi e nel maggio 1952 ha luogo, alla galerie Arnaud, la sua prima personale parigina. Entra in contatto con René Drouin e dal 1957 fa parte del gruppo Espaces Imaginaires proposto da Pierre Restany, mentre è dal 1954 che è invitato al Salon de Mai. Compie numerosi viaggi in Europa e America esponendo con personali a Bruxelles, Copenaghen, Schidam, Arnsterdam, Chicago.
A Parigi partecipa all’azione del Nouveau Réalisme. Dopo un soggiorno prolungato a Tangeri, rientra a Parigi e nel 1965, firma il primo manifesto della Mec-Art. Nello stesso anno espone a Stoccolma, Amsterdam, Bruxelles e Milano. Nel 1968 è invitato con una sala personale alla Biennale di Venezia mentre nell’edizione successiva è commissario d’esposizione. A Milano, tra il 1971 e ’72 fonda due riviste di poesia visiva: ”Mec” e ”Lotta Poetica”. Espone a diverse riprese a Milano oltre che a Genova, Venezia, Firenze e Roma. Nel 1984, torna nuovamente a Parigi, e gli è consacrata una grande retrospettiva al Centre Nàtional des Arts Plastiques. L’anno successivo il Ministero della Pubblica Istruzione francese, lo nomina Chevalier dans l’ordre des Arts et Lettres. Nel 1988-89 compie alcuni viaggi in Oriente, esponendo nei musei d’Arte Moderna di Seul e di Taiwan. E’ nel 1997 che lancia il Manifesto della Retroguardia in opposizione al dilagare di un arte morta in vagina. Ai principi della Mec-Art innesta un intenso ed approfondito apporto cromatico, che auspica la rinascita del mestiere di pittore.

Enrico Bordoni (Altare 1904 – Firenze 1969)
Vive tra Firenze e Milano, insegnando nelle Accademie delle due città. E’ tra i primi ad aderire al MAC. Nel 1949 la Libreria Salto gli dedica una mostra di sue litografie, presentata da un testo di Dorfles. Nel 1951 partecipa alla mostra Arte astratta e concreta in Italia alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Del maggio del 1955 è la partecipazione a Esperimenti di sintesi delle arti, mostra del MAC/Espace. Nella primavera del 1957 è alla collettiva d’arte concretista alla Galleria Schettini di Milano. Tra il 1956 e il ’57 è membro del Comitato dei Probiviri del MAC, mentre tra il ’57 e il ’58 ne è presidente.

Olga Carol Rama (Carolrama) (Torino 1918)
Artista, negli anni Trenta, di assoluta originalità inventiva, sia linguisticamente che tematicamente (scabrosità dei soggetti), Carol Rama approda alla sintassi aniconica alla metà dei Cinquanta. Nel ’53 aderisce alla sezione torinese del MAC (espressasi nel ’52 nel Manifesto del gruppo torinese di Biglione, Galvano, Parisot e Scroppo), esponendo, nell’ottobre del ’53, alla collettiva del MAC alla Galleria San Matteo di Genova. Nel maggio del ’55 è alla grande mostra del MAC/Espace, alla Galleria del Fiore di Milano. Alla pittrice dedica un ampio testo sulla pubblicazione del MAC “Documenti d’arte d’oggi 1955-1956”, pp.9-19, il critico-pittore, nonché sodale concretista torinese, Albino Galvano. Nel ’56-’57 Olga Carol Rama risulta coordinatrice dell’attività del MAC di Torino. L’artista vive ed opera a Torino.

Gian Carozzi (La Spezia 1920 - Sarzana 2008)
Studia al liceo artistico di Genova. Nel 1949 lascia La Spezia per Milano dove partecipa, presso la Galleria del Naviglio, al Premio Diomira per giovani artisti al di sotto dei trent’anni; l’opera esposta interessa Carlo Cardazzo che lo invita ad esporre nella sua galleria. Nel 1951 è tra i firmatari del Manifesto dell’arte spaziale ed espone alle prime mostre del gruppo con Fontana, Crippa, Dova, Joppolo, Peverelli, De Luigi. Nel 1950 espone alla XXV Biennale di Venezia. Nel 1952 firma il Manifesto dell’arte spaziale per la televisione. Nel 1959 si trasferisce a Parigi dove ritrova l’amico Joppolo. Abbandona la pittura astratta e ritorna alla figurazione. Espone al Salon d’Automne, des Réalité Nouvelle, Salon de Versailles e al Gran Palais all’esposizione Présence Européenne e Art Contemporaine International dove rappresenta l’Italia con Pomodoro, Burri, Fontana, Capogrossi, Matta. A Parigi conosce e frequenta Magnelli, Severini, lo scultore Signori, Poliakoff, Emile Gilioli, Dewasne, Agam, Deyrolle. Esegue per la I.T.T. francese pitture di grandi dimensioni per la sala del consiglio d’amministrazione e negli stabilimenti di St. Omer, sempre per la I.T.T., una serie di pitture murali. Nel 1979 rientra in Italia e si stabilisce a Sarzana. Nel 1984 il Comune di La Spezia gli organizza un’antologica. Nel 1986 esegue una serie di cartoni per la realizzazione di vetrate destinate alla sede centrale della Cassa di Risparmio di La Spezia. Nel 2000 la Città di Sarzana gli dedica una grande mostra presentando, in due sedi separate, la produzione del periodo spaziale “1949-1955” e le opere recenti “1985-2000”.

Ferdinando Chevrier (Livorno 1920)
Risale al 1947-’48 l’amicizia con Nigro e Bestini, con i quali fonda la Scuola del Tirreno, che espone nel 1950 in una mostra (presentata da Dorfles) alla Sala delle Stagioni di Pisa. Nel 1951 l’Art Club e la Galleria L’Age d’Or organizzano la mostra Arte astratta e concreta in Italia alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, cui prende parte anche il trio. Sempre nel ’51 Bertini presenta una sua personale alla libreria Il Salto, Nel 1954 e nel 1955 tiene due personali alla Galleria Girali di Livorno

Rodolfo Costa
Rodolfo Costa è nato a Chiavari nel 1925. Nel ’53 costituisce, con i concittadini Sturla e Ugolini, il Gruppo del Golfo (coadiuvato dai critici E. Mastrolonardo e B. Sanguinetti), che esporrà, a partire dal 27 febbraio 1954, allo Studio ”b24” di Milano. Il volantino-invito della mostra, corredato di illustrazioni, è inserito nel bollettino n.20 di “Arte Concreta” (febbraio ’54). Lo stesso anno la mostra si ripete alla Galleria San Matteo di Genova. Nel marzo-aprile del ’57 Costa partecipa alla collettiva del MAC alla Galleria Schettini di Milano. Dalla fine degli anni cinquanta si dedica all’insegnamento. Rodolfo Costa è morto a Chiavari.

Roberto Crippa (Monza 1921 – Presso 1972)
Pittore e scultore, laureato anche in architettura, studiò a Milano, all'Accademia di Brera sotto la guida di Carpi, Funi, Carrà. Già nel 1946 cominciò ad esporre in personali in Italia e all'estero. Nel 1950, a Milano, fu tra i firmatari (con Fontana, Scanavino, Dova e Capogrossi) del III manifesto dello "Spazialismo" e nello stesso periodo fu tra i primi ad aderire alla poetica informale dell'"action painting". Fra il 1948 e il 1952 le sue opere furono caratterizzate dal segno - gesto delle spirali e delle ellissi, cui seguì quello da lui definito dei "collages" (a partire dal '56) e quello, negli ultimi anni, definito da M. Tapié "la metafisica delle materie". Immerso attivamente nel clima artistico internazionale, Crippa si era incontrato con Brauer, Ernst, Lam, Matta in un continuo spirito di ricerca e di scambio di esperienze. Era giunto così alla maturazione di "Totem", non solo in pittura ma anche nella scultura. Dopo il 1962, costruì opere in rilievo utilizzando elementi nuovi (sughero, legno, amianto, cera, materie plastiche, fili metallici). Tutta l'opera di Crippa riflette anche emblematicamente la partecipazione esistenziale, la sofferta adesione dell'artista alla vicenda dell'uomo in perpetua ansia di conquista dello spazio visibile, questa medesima angoscia Crippa portava nella sua vita personale, nella sua passione per il volo che gli sarebbe costata la vita. Crippa fu presente più volte alla Biennale di Venezia (nel 1964 ebbe una sala personale), al Palais des Beaux Arts di Bruxelles (1959 e 1969), al Museum am Ostwal di Dortmund (1963): Inoltre è da segnalare la sua partecipazione alle mostre Arte astratta e concreta in Italia (Galleria nazionale d'arte Moderna Roma 1951), Arte spaziale (Palazzo Giustiniani, Venezia 1953), Dada in Italia (Galleria d'Arte moderna di Milano 1966), Pittura in Lombardia dal '45 al '73 Monza Villa Reale, 1973. Ebbe un'antologica nel Palazzo Reale di Milano nel 1971.

Gianfranco Fasce (Genova 1927 -  2003)
Il primo rapporto fattivo col MAC è rappresentato da un suo breve corsivo sulla giovane arte concreta genovese, apparso , nel maggio ’52, sul bollettino n.7 di “Arte Concreta”. Nello stesso ’52 Fasce si trasferisce a Milano. Nel maggio ’53 il pittore prende parte alla mostra di concretisti alla Galleria San Matteo. Nel novembre-dicembre dello stesso anno, espone, assieme ad Allosia, Bisio, Mesciulam, Oberto e Bruna Pecciarini, alla mostra Astratto concreto a Genova che si tiene allo Studio “b24” di Milano.

Albino Galvano (Torino 1907 - 1990)
Critico e storico dell’arte, si forma come pittore alla scuola di Casorati. I primi contatti fattivi col MAC risalgono al ’50, quando, nel dicembre, tiene, assieme a Scroppo, una mostra alla Libreria Salto, presentata da Monnet. Il 21 febbraio 1951 s’inaugura la mostra personale di Galvano allo Studio “b24” di Milano. Nel novembre-dicembre 1952, in contemporanea alla Mostra di pittori gruppo torinese, firmato dallo stesso Galvano, da Biglione, da Parisot e da Scroppo. Sui nn.8 e 9 del bollettino compaiono anche altri scritti a cura della redazione torinese, che annovera anche Galvano. Nell’aprile del ’54 la Galleria del Fiore di Milano ospita una mostra di opere di Galvano, Scroppo, Parisot, Bordoni e Jarema. Nel ’54-’55 Galvano è, assieme a Parisot, membro del Comitato esecutivo del MAC per l’attività di Torino. Galvano è pure presente alla mostra del MAC/Espace del maggio del ’55 alla Galleria del Fiore, e a quella del marzo-aprile 1957 alla Galleria Schettini di Milano.


Giovanni Korompay (Venezia 1904 – Rovereto 1988)
Pittore, scultore, acquafortista. Studia all’Accademia di Venezia. Nel 1922 si interessa alle tematiche futuriste ed entra in contatto con Balla, Bragaglia, Depero, Prampolini. Collabora con “Il Resto del Carlino”. Del 1926 è la mostra autonoma del gruppo futurista veneziano presso l’Opera Bevilacqua a Venezia. Tra il ’35 e il ’43 partecipa alle Biennali di Venezia e alle Quadriennali di Roma. In questo periodo crea mobili scultura per edifici privati. I suoi primi lavori futuristi sono delle sculture in legno ispirate a macchine da guerra e cantieri navali. Dagli anni Cinquanta la sua produzione artistica è caratterizzata da geometrie essenziali con campiture leggere e luminose che attestano l’influenza del Bauhaus e del movimento De Stijl, ancora fortemente animati da una libertà aerea.

Alberto Magnelli (Firenze 1888 – Meudon, Parigi, 1971)
Si accosta nel 1912 all’ambiente vicino alla rivista fiorentina “La Voce”. Nel 1914 in compagnia di Palazzeschi si reca a Parigi, dove conosce Apollinaire, Picasso, Max Jacob, Gris e Matisse. Congedato alla fine della prima guerra mondiale, nel 1918 realizza la serie astratta Explosions liriques. Nel dopoguerra esegue una serie di dipinti figurativi. Nel 1932, anno in cui si stabilisce definitivamente a Parigi, torna all’astrazione con la serie Pierres, che espone nel 1934 presso la galleria di Pierre Loeb. Si accosta in questo periodo al gruppo Abstraction – Création.
Nel 1937 è presente alla mostra Origines et Développement de l’Art International Indipéndent, organizzata presso il Musée du Jeu de Paume.
Nello stesso anno espone a New York presso la Boyer Gallery. Durante l’occupazione nazista, si trasferisce in Provenza con la moglie e i coniugi Arp e Delaunay. Nel 1945 partecipa presso la Galerie Drouin alla mostra Art Concret. Artista riconosciuto internazionalmente, nel secondo dopoguerra espone in una sala personale alla Biennale di Venezia del 1950 e 1960. Hanno, inoltre, ospitato sue mostre la Kunsthaus di Zurigo (1963), il Musée d’Art Moderne de la Ville di Parigi (1973), la Galleria d’Arte Moderna di Firenze (1973), la Galleria d’Arte Moderna di Ferrara (1979), il Musée d’Art Moderne di Nizza (1988) e il Centre Georges Pompidou di Parigi (1989).

Bruno Munari (Milano 1907-1998)
Si accosta nel 1926 al futurismo attraverso il poeta Escodamé. Nel 1930 realizza la sua prima Macchina aerea, a cui seguiranno nel 1933 le Macchine inutili. Espone frequentemente tra il 1927 e il 1933 presso la Galleria Pesaro di Milano. Tiene la sua prima personale nel 1933 a Milano presso la Galleria delle Tre Arti. E’ presente alla Biennale di Venezia del 1930, 1934 e 1936, alla Quadriennale di Roma del 1935 e alla Triennale di Milano del 1936 e 1940. Nel 1934 sottoscrive il Manifesto tecnico dell’aeroplastica futurista. L’anno successivo realizza una serie di dipinti astratti. Illustra diversi libri futuristi, tra cui nel 1937 Il poema del vestito di latte di Marinetti. Nello stesso periodo è in contatto con gli astrattisti milanesi legati alla Galleria del Milione, presso cui espone nel 1940 gli Oggetti metafisici. Negli anni Quaranta lavora alle Macchine inutili. Nel 1948 fonda con Dorfles, Monnet e Soldati il Movimento Arte Concreta (MAC). Nel 1950 inizia la serie di dipinti Negativi-positivi. Firma nel 1952 il Manifesto del Macchinismo. Riceve nel 1954 il Premio Compasso d’Oro per un giocattolo in gommapiuma. A partire dal 1957 inizia a collaborare come designer industriale con la ditta Danese, realizzando il Portacenere cubico. Nel 1962 organizza al negozio Olivetti di Milano la prima mostra di "Arte programmata", cui aderiscono anche Enzo Mari, il Gruppo "T" di Milano e il Gruppo "N" di Padova. Nel 1967 tiene un corso di comunicazione visiva presso il Carpenter Center for Visual Art di Cambridge nel Massachusetts. Le sue lezioni sono pubblicate in seguito nel volume Design e comunicazione visiva. Presenta alla Triennale di Milano del 1968 un progetto di “ambiente abitabile minimo”.
Nel corso degli anni Settanta si dedica sempre più assiduamente alla progettazione di giocattoli, mobili e spazi abitabili per l’infanzia (Abitacolo, 1970-71). Si occupa anche di didattica, realizzando nel 1977 presso la Pinacoteca di Brera il suo primo Laboratorio per l’Infanzia. Partecipa nel 1986 alla Biennale di Venezia e nel 1989 gli è conferita la laurea honoris causa dall’Università di Genova.

Gualtiero Nativi (Pistoia 1921 – Greve in Chianti 1999)
I suoi primi dipinti aniconici con inflessioni ancora neocubiste sono del 1947. L’anno successivo fonda con i pittori astratti di Firenze Berti, Monnini e Brunetti il gruppo Arte d’Oggi, con il quale organizza una serie di mostre omonime. Nel febbraio del 1949 il gruppo espone alla Libreria Salto. Nel giugno dello stesso anno a La Strozzina di Firenze la Mostra Internazionale “Arte Oggi” vede riuniti i lavori di astrattisti fiorentini, romani (Forma1), e di elementi del MAC. Nel 1950 firma con Monnini, Berti, Brunetti, Nuti e Migliorini il Manifesto dell’astrattismo, in cui viene proposto un purismo geometrico rigoroso, da contrapporre a certi esiti lirici e matrici dell’astrazione. A partire dal 1950 le sue opere sono caratterizzate da una frammentazione in rettangoli che si accentra in vibrante contrasto. Nel 1951 con la mostra Arte astratta e concreta in Italia organizzata alla Galleria d’Arte Moderna entra a far parte dell’Art Club, partecipando a sei esposizioni. Nel 1953 divenne membro attivo del Groupe Espace. Nel 1958 espone alla Galleria La Salita di Roma. E’ presente a varie edizioni della Quadriennale di Roma. Negli anni Sessanta e Settanta le sue composizioni fondate su elementi geometrici cromatici si dispongono in un sospeso equilibrio.

Mario Nigro (Pistoia 1917 – Livorno 1992)
Comincia a dipingere a sedici anni, facendo inizialmente riferimento alla pittura macchiaiola livornese e in seguito a De Chirico. Nel 1940 espone per la prima volta ad una collettiva. Nel 1948-49 le sue prime opere concretiste denuncano una notevole maturità lessicale d’impronta cinevisuale. Nel 1949 aderisce al MAC, ed espone la sua prima personale astratta alla Galleria il Salto di Milano. Il febbraio successivo partecipa con Bertini e Chevrier ad una mostra alla Sala delle Stagioni di Pisa presentata da Gillo Dorfles.
Nel 1951 tiene una personale alla Galleria il Salto, presentata sempre da Dorfles. Dagli anni Cinquanta è corrispondente dell’Art Club da Livorno, dove organizza alcune esposizioni nel 1953 e nel 1955. Nel 1952 realizza i suoi primi Reticoli ritmici e simultanei che espone in personali a Torino e Firenze alla Galleria Numero. Una componente fondamentale del suo lavoro è di carattere ottico e di movimento virtuale. Nel 1955 partecipa alla mostra che segna la fusione del MAC con il movimento francese Espace alla Galleria del Fiore a Firenze. E’ invitato da Michel Seuphor nel 1957 alla mostra Cinquant’anni di pittura astratta nel mondo alla Galleria Creuze di Parigi.

Adriano Parisot (Torino 1912 - 2004)
Nel ’47 abbandona la figurazione per la sintassi concretista. Dopo meno di 4 anni, nel febbraio del ’51, partecipa alla grande mostra di Arte astratta e concreta in Italia alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Nell’ottobre è alla Galleria Bergamini, alla Mostra di Arte Concreta. Nel novembre-dicembre del ’52 contribuisce all’organizzazione della Mostra di pittori concretisti di Milano e Torino, alla Saletta Gissi della sua città. L’adesione al MAC dei concretisti piemontesi è suggellata dalla pubblicazione, sul n.9 del bollettino di “Arte Concreta”, del Manifesto del gruppo torinese, firmato dallo stesso Parisot, da Biglione, da Galvano e da Scroppo. Nel ’54 Parisot fonda, con E. Micheli, la rivista “ I 4 Soli”, che svolgerà un ruolo di prim’ordine nella cultura figurativa internazionale. Nella stagione ’54-’55 il pittore occuperà posto di membro del Comitato esecutivo del MAC per l’attività di Torino.

Bruna Pecciarini (Agliana 1926)
Nel ’38 si trasferisce con la famiglia a Genova, dove entrerà in contatto con le giovani ricerche astrattiste della città. I suoi contatti col MAC sono occasionati da due successive mostre collettive alla Studio “b24” di Milano, nell’autunno inverno ’53: Collezione ambientata e Astratto concreto a Genova (con Bisio, Fasce, Mesciulam e Oberto). Nel ’54 la Pecciarini si trasferisce a Roma, dove inizia a collaborare con Prampolini al teatro dell’Opera e ad interessarsi a studi sulla storia del costume. Bruna Pecciarini vive attualmente a Roma.

Achille Perilli (Roma 1927)
Nel 1945 si iscrive alla facoltà di Lettere dell’Università di Roma, dove si laurea con Venturi con una tesi su de Chirico. Fonda con Dorazio, Guerrini, Vespignani, Buratti, Muccini e Maffioletti il Gruppo Arte Sociale, con cui espone nel 1946 presso la sezione del PSI di via Molise. Nello stesso anno partecipa alla mostra La Fabbrica, organizzata sui marciapiedi di via Veneto. Nel 1947 fonda, con Attardi, Accardi, Consagra, Sanfilippo, Turcato, conosciuti nello studio di Guttuso, e Dorazio, il gruppo Forma 1. A Praga studia le opere di Cézanne, Ricasso, Braque, Matisse e Kupka. Si reca nel 1948 a Parigi, dove, presentato da Venturi, partecipa con Dorazio al Congresso Internazionale di Critici d’Arte. In compagnia di Dorazio e Guerrini nel 1949 viaggia per l’Europa, nel 1950 apre la libreria-galleria L’Age d’Or, che pubblica i quaderni “Forma 2”, e nel 1951 organizza presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna, in collaborazione con l’Art Club, la mostra Arte astratta e concreta in Italia. Nello stesso anno il gruppo dà vita con Ballocco, Burri, Caporossi e Colla alla Fondazione Origine e realizza, su invito di Fontana, due pitture murali per la Triennale di Milano. Nel 1955 allestisce con Dorazio e Cattania un laboratorio per la produzione di manufatti in ceramica colorata. Tra il 1956 e il 1957 prima a Parigi, dove conosce Tzara, e poi a Berlini studia il dadaismo. Pubblica i risultati delle sue ricerche sulla rivista “L’esperienza moderna”, fondata insieme con Novelli. A partire dagli anni Sessanta, mentre la sua attività artistica e espositiva si fa sempre più intensa, si dedica anche alla scenografia e dal 1966 all’incisione. Nel 1971 sottoscrive il Manifesto della Folle Immagine nello Spazio Immaginato. L’anno successivo è tra i fondatori del Gruppo Altro, con cui collabora fino al 1981 all’organizzazione di mostre e spettacoli. Nel 1982 redige il manifesto Teoria dell’irrazionale geometrico. La sua attività espositiva si è mantenuta molto intensa negli anni Ottanta e Novanta.

Mario Radice (Como 1898-1987)
Dopo aver abbandonato nel 1922 la Facoltà di Medicina Veterinaria, trova un impiego a turni come operaio in una fabbrica di carta, che gli permette di dedicarsi alla pittura. Grazie ad alcune novità tecniche di sua invenzione, è nominato caporeparto e inviato in uno stabilimento di Buenos Aires. Pur risiedendo per alcuni anni in Argentina, mantiene i rapporti con i suoi amici d’infanzia Rho e il futuro architetto Terragni. Nel 1930 lascia il lavoro per dedicarsi esclusivamente all’arte. Tra il 1930 e il 1932 viaggia spesso in Francia e Germania, venendo a contatto con le avanguardie europee. Nel 1932 è tra i fondatori del gruppo Quadrante e l’anno successivo della rivista omonima. Tra il 1933 e il 1936 decora gli interni della Casa di Terragni. Nel 1934 progetta con l’architetto Zucconi la tomba di Mariella Testoni per il cimitero di Como. Nello stesso anno stringe amicizia con Reggiani, Ghiringhelli, Bigliardi, Soldati, Fontana e Melotti. Frequenti sono negli anni successivi le sue collaborazioni con architetti e ingegneri (Fontana per il piazzale di Camerata, Como, con l’ingegner Terragni, 1934; negozio Noseda a Como con l’architetto Zuccoli, 1935). Dal 1935 risiede a Milano in una casa progettata per lui, Fontana e Sassu dagli architetti Terragni e Lingeri. Nel 1938 fonda con Terragni e Gilberti il gruppo e la rivista “Valori Primordiali”. Nel 1946 è tra i promotori del Movimento Arte Concreta (MAC). Nel dopoguerra lavora a nuovi cicli di decorazioni murali (Casa dell’ingegner Carcano a Maslianico, 1949; Casa a Fino Mornasco, 1953). La Biennale di Venezia gli dedica una sala personale nel 1958 e 1979. Nel 1982 una sua importante retrospettiva è stata organizzata presso la Villa Malpensata di Lugano.

Mauro Reggiani (Nonantola, Modena, 1897 – Milano 1980)
Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Modena tra il 1914 e il 1917, anno in cui è richiamato alle armi. Dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale come pilota aviatore, nel dopoguerra porta a termine gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Risiede quindi per tre anni a Modena, fino al trasferimento nel 1925 a Milano, dove si accosta all’ambiente di Novecento. L’anno successivo a Parigi apprezza Cézanne e Gris. Nel 1930, durante un secondo soggiorno parigino, conosce Arp, Kandinskij ed Ernst. Tra il 1931 e il 1932 si dedica soprattutto alla natura morta. Espone frequentemente negli anni Trenta a Milano presso la Galleria del Milione. Nel 1934 sottoscrive il primo Manifesto dell’astrattismo italiano. Nel 1939 decora ad affresco la chiesa del Villaggio Battisti di Tripoli. Allo scoppio della seconda guerra mondiale è richiamato alle armi e inviato sul fronte russo. Parte della sua produzione va distrutta nel 1943 durante i bombardamenti di Milano. Nel 1946 riceve l’incarico di assistente della cattreda di Pittura dell’Accademia di Brera. L’anno successivo è presente alla Mostra di Arte Astratta e Concreta, organizzata presso il Palazzo Reale di Milano. Negli anni Cinquanta partecipa assiduamente alle attività del Movimento Arte Concreta (MAC), di cui è eletto presidente nel 1954, ed espone in Italia e all’estero nelle maggiori rassegne dedicate all’astrattismo italiano. La Biennale di Venezia del 1952 gli dedica una sala personale. Tra il 1957 e il 1966 collabora con il gallerista milanese Pagani, che lo spinge a dedicarsi anche al design. Negli anni Sessanta ottiene importanti riconoscimenti, tra cui nel 1965 il primo Premio della Biennale di Venezia e il primo Premio di Pittura della Quadriennale di Roma e nel 1967, anno in cui lascia per raggiunti limiti di età l’insegnamento a Brera, una medaglia d’oro del Presidente della Repubblica “Per la Scuola, la Cultura e l’Arte”. Gli dedicano una personale nel 1973 la Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino e nel 1977 il Palazzo dei Diamanti di Ferrara.

Manlio Rho (Como 1901-1957)
Studia privatamente pittura con Zimbelli e scultura con Bassi. Dal 1919 insegna pittura e scultura presso la Scuola di Disegno e Arte Applicata all’Industria di Erba. Parallelamente segue i corsi di disegno dell’Istituto Carducci di Como. Negli anni Venti collabora come redattore e illustratore con i periodici “La Zanzara” di Como e “Tessuti d’Italia” di Milano, realizza alcuni cartelloni e manifesti pubblicitari e le copertine delle pubblicazioni delle case editrici musicali Pennarelli di Napoli, Benini e Rampoldi di Como e Carisch di Milano, dal 1923 è segretario del Regio Istituto Nazionale di Setificio Paolo Carcano di Como e dal 1929 capo reparto stampa della Tessitura serica Aliverti e Stecchini. Frequenta in questi anni, tra gli altri, Radice e Terragni. A partire dal 1928 partecipa frequentemente alle mostre organizzate presso il Broletto di Como. Espone per la prima volta a Milano alla III Mostra del Sindacato Regionale di Belle Arti di Lombardia. Risalgono al 1933 i suoi primi dipinti astratti. Nel 1935 è invitato per la prima volta ad esporre presso la Galleria del Milione di Milano. Nominato nel 1934 Fiduciario Provinciale del Sindacato Fascista delle Belle Arti della Lombardia, in questi anni ha un’intensissima vita pubblica. Cura con Radice nel 1937 l’allestimento della Sala Medaglie d’Oro e della Sala Sacrario ai caduti della Mostra Coloniale Celebrativa della Vittoria Imperiale di Como e nel 1939 fa acquistare e donare al Comune di Como da alcuni industriali com’aschi un gruppo di disegni di Sant’Elia. Nel 1940 sottoscrive il Manifesto del Gruppo Primordiali Futuristi Sant’Elia. Nel 1943 promuove la fondazione della Galleria Como. Nel dopoguerra è ancora consulente didattico per associazioni e industrie tessili comasche e partecipa a importanti rassegne in Italia e all’estero. E’ invitato alla Biennale di Venezia nel 1948, 1950, 1954 e 1956. A partire dal 1951 è membro della Commissione igienico-edilizia del Comune di Como. Nel 1955 gli è assegnato il Premio Compasso d’Oro per una raso stampato.

Filippo Scroppo
Filippo Scroppo è nato nel 1910 a Riesi (Caltanissetta) da famiglia valdese. Laureatosi nel ’45 in Lettere, s’iscrive alla facoltà valdese di Teologia di Roma. Nel dopoguerra, scrive, come critico d’arte, sulle pagine de “L’Unità”, di “Agorà” e de “La Fiera Letteraria”. Nel ’49 organizza, nelle sale di Palazzo Carignano, la Mostra Internazionale dell’Art Club. Nel ’51 figura alla mostra di Arte Astratta e Concreta in Italia della Galleria Nazionale d’Arte Moderna. L’anno precedente, nel dicembre, aveva già esposto, con Galvano, alla Libreria Salto, presentato da Monnet. Nel ’52 è attivo nell’organizzazione della Mostra di pittori concretisti di Milano e Torino , svoltasi nel novembre, alla Saletta Gissi di Torino. Nel bollettino di “Arte Concreta” dello stesso mese (n.9) compare il Manifesto del gruppo torinese, che Scroppo firma assieme a Biglione, Galvano e Parisot. Sui nn. 8 e 9 del bollettino compaiono, peraltro, altri testi firmati da tutti i quattro firmatari del Manifesto, nelle pagine espressamente curate dalla redazione torinese. Sul n.11 del bollettino, del 15 gennaio 1953, Scroppo recensirà anche la mostra di artisti italiani e francesi in svolgimento alla Saletta Gissi. Il pittore è morto nel 1993 a Torre Pellice (Torino) dove per decenni ha curato le edizioni della Mostra d’Arte Contemporanea.

Atanasio Soldati (Parma 1896-1953)
Atanasio Soldati nasce a Parma nel 1896. Si laurea in architettura nella sua città natale nel 1920. Qualche anno dopo, in collaborazione con l’architetto Mora, progetta la facciata della chiesa di S. Alessandro in Parma. Si trasferisce a Milano nel ’25. Da questo momento non è più possibile rintracciare nella susseguente attività di Soldati altro lavoro che evada dall’ambito della pittura. L’apporto di Soldati all’affermazione dell’astrattismo in Italia è importantissimo, fondamentale. La sua prima mostra personale ordinata nel 1931 alla Galleria del Milione, punto di riferimento delle correnti artistiche anti-novecentistiche milanesi e lombarde, dove espongono artisti europei come Léger e Kandinski e frequentata da poeti come Alfonso Gatto, architetti come Terragni, pittori come Radice e Reggiani, scrittori come Carlo Belli, Sinisgalli e Zavattini, ha il merito di una non trascurabile priorità: è anche la prima mostra di un pittore astratto che viene allestita in Italia. Nel 1932 partecipa a Roma alla collettiva “10 pittori italiani”. Nel 1933 è nuovamente presente con una personale alla Galleria del Milione. Compie un breve viaggio a Parigi dove entra in contatto con il gruppo Abstraction-Creation. Nel 1934 esce, sotto la cura di Alfonso Gatto e Leonardo Sinisgalli, la prima monografia sull’opera di Soldati. Nello stesso anno partecipa per la prima volta a rassegne d’arte straniere (Mostra d’arte contemporanea di Ginevra e di Losanna). Nel 1935 è presente alla II Quadriennale d’Arte di Roma, ad una nuova collettiva alla Galleria del Milione e alla collettiva di pittori astratti riuniti a Torino nello studio di Casorati, dove si tiene la prima mostra ufficiale degli astrattisti italiani, con un manifesto firmato da Reggiani, Veronesi, Bogliardi, De Amicis, D’Errico, Fontana, Licini, Melotti e Soldati. Nel 1936 ordina a Roma la sua prima personale alla Galleria Bragaglia. Dello stesso anno sono le sue partecipazioni alla Galleria Nord-Sud di Casablanca (Marocco), alla Villa Olmo Di Como e alla Galleria Moody di Buenos Aires. Nel 1937 partecipa alla VII Mostra Interprovinciale del Sindacato Lombardo di Milano e alla mostra “60 artisti italiani” a Palermo. Nel 1939 è ancora presente alla Quadriennale romana ed allestisce una nuova personale sempre alla Galleria del Milione. Nel 1941 ordina a Venezia, alla Galleria del Cavallino, una personale e l’anno dopo la Galleria d’Arte Contemporanea di Milano gli organizza un’importante personale. Nel ’43, dopo il bombardamento della sua casa studio, si trasferisce prima a Solbiate Olona, in provincia di Varese, poi a Mornico Losana, nell’Oltrepò pavese, infine a Voghera. Questi anni fino al 1945 Soldati li dedica alla Resistenza e viene eletto presidente del Comitato di Liberazione Nazionale dell’Accademia di Brera. Subito dopo la guerra, nel 1945, partecipa alla collettiva organizzata dalla Galleria Ciliberti di Milano. L’anno 1946 è particolarmente ricco di partecipazioni: ordina una personale alla Galleria Bergamini e partecipa ad una collettiva allestita dalla stessa galleria; partecipa alla I Rassegna d’Arte Contemporanea di Milano, alla II Mostra del Premio Matteotti di Milano, alla galleria Barbaroux (“Omaggio a Giolli”) e vince il Premio del Ministero della Pubblica Istruzione; l’anno seguente vince il II Premio alla Mostra d’Arte Contemporanea di Ginevra. Nel 1947, assieme a Dorles, Monnet e Munari, fonda il “Movimento Arte Concreta”. Da questa data risulta intensa la sua partecipazione a tutte le più importanti mostre italiane e straniere di arte astratta. E’ presente a tutte le edizioni del dopoguerra della Biennale di Venezia e alla XXVI edizione della rassegna veneziana vi partecipa con un’importante mostra personale. Dal 1949 alla sua morte partecipa attivamente alle più importanti rassegne italiane e straniere ed ordina ancora mostre personali a Milano, Venezia, Asti e Trieste. In seguito al riacutizzarsi di una grave malattia muore a Parma il 27 agosto 1953.

Luigi Veronesi (Milano 1908-1998)
Compie studi tecnici e conosce attraverso il padre, fotografo dilettante, la tecnica fotografica e del fotogramma. Nel 1930 si interessa a Kandinskij, Klee, Schlemmer e altri artisti del Bauhaus, le cui opere sono esposte alla Biennale di Venezia. Nel 1932, in occasione della sua prima personale tenutasi a Milano presso la Libreria del Milione, entra in contatto con gli artisti legati alla Galleria omonima. Nel 1934, anno in cui aderisce al gruppo Abstraction Création, espone le sue prime xilografie non figurative presso la Galleria del Milione.
Dopo aver conosciuto nel 1936 a Basilea Moholy Nagy e studiato le opere dei costruttivisti russi presenti nella collezione Müller, inizia a collaborare con le riviste “Campo Grafico” e “Casabella”. Parallelamente si occupa anche di scenografia e illuminazione scenica e intensifica i suoi rapporti con Moholy Nagy e gli esponenti dell’arte concreta svizzera. Rompe con gli artisti e la Galleria del Milione a causa della loro adesione al fascismo. Tra il 1937 e il 1938 inizia a realizzare fotografie, fotomontaggi e film astratti. Nel 1939 si reca a Parigi, dove espone presso la Galerie L’Equipe e frequenta Delaunauy, Klein, Seligmann ed Herbin. Nel 1943 i bombardamenti distruggono quattro film e parte della sua produzione. Nel secondo dopoguerra partecipa a numerose mostre in Italia e all’estero. Nel 1948 aderisce al Movimento Arte Concreta (MAC), di cui è presidente tra il 1956 e il 1957. Nel 1986 espone alla Biennale di Venezia in una sala personale. Il Palazzo dei Diamanti di Ferrara gli dedica nel 1978 una retrospettiva a cui seguono quelle tenute nel 1989 presso il Palazzo Reale di Milano e nel 1997 presso l’Institut Mathildenhöhe di Darmstadt.
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