Fabrizio Prevedello
Verde
Sarzana
15 settembre - 24 novembre 2012
Verde
Sarzana
15 settembre - 24 novembre 2012
Una serie di sculture, per la maggior parte di nuova produzione, costruiscono un percorso che coglie, visualizza e restituisce in forma di segni grafici elementi che le cose della natura e dell’antropizzazione del paesaggio pongono all’occhio. Focalizzandosi su frammenti, particolari che solo in una visione generale al “paesaggio” rimandano e richiedono al contempo astrazione e ri-contestualizzazione, Prevedello lavora sugli aspetti culturali che emergono dai particolari della natura e dalla loro relazione con l’essere umano.
In questa mostra, sculture realizzate in cemento si alternano a gessi e marmi. La pietra, lavorata, si polverizza, si impasta, si scolpisce, si salda con altri materiali. I cementi, colati in casseri di legno, del legno recano visibili le tracce nelle venature. Una memoria che viene da lontano, quella artigianale, s’innesta su materiali industriali, prodotti del lavoro dell’uomo sulla materia e costruisce forme e strutture il cui processo di lavorazione è spesso lasciato “a vista”.
La trasformazione indica passaggio, oltre che di stato, di tempo. Quel tempo che, come ci insegna l’esperienza, fa sì che il verde primaverile si trasformi progressivamente in giallo e bruno, per poi tornare a essere verde l’anno successivo. Verde non è qui colore soltanto ma una dimensione esperienziale e culturale dello scorrere del tempo, quel tempo che permette la sopravvivenza di tracce di una presenza umana e di vita domestica. I piccoli bassorilievi in marmo presenti in mostra ritraggono piante di noce: tradizionalmente quest’albero veniva piantato dal nonno alla nascita del nipote e quest’ultimo, cresciuto insieme alla pianta, ne avrebbe potuto utilizzare il legno. Gli alberi ritratti sono siti in zone di montagna, di fianco a ruderi di case abbandonate; quell’antico rito di passaggio tra l’uomo e la natura è stato interrotto e gli alberi restano a segnare un passaggio altrimenti invisibile.
Gli edifici, quando si deteriorano, assumono le sembianze di scheletri giganteschi, rimanendo visibili solo le nervature, le strutture portanti. In Un giorno anche a te piacerà il marrone una struttura di cemento armato si ramifica in una forma che ricorda le ossature di certe architetture di Pier Luigi Nervi. Ai suoi piedi un fico d’India cresce, prendendo forse il posto di un progetto rimasto incompiuto, ed entrando in relazione formale con la struttura in cemento. Entrambe, il cemento e la pianta, si configurano quali forme di resistenza, anche fisica, al trascorrere del tempo. Spesso nei processi di Prevedello, pur nella potenza massiccia di alcuni materiali, le tracce visibili della progettualità sono l’evidenza di un equilibrio raggiunto ma instabile, certezza e saldezza di un momento pronte a essere rimesse in discussione un attimo dopo.
Elementi di incertezza, pericolo imminente, la messa in guardia rispetto alla caducità dell’esperienza umana di fronte a ere universali ben più lunghe, sono la punteggiatura di Verde. Dove le sculture, insistendo sulla contrapposizione dei materiali, sulla leggerezza e pesantezza, sulle modalità delle loro lavorazioni, escono dallo spazio a loro destinato. Si configgono nelle pareti della galleria, si relazionano a quest’ultima attraverso una serie di segni e intromissioni, ne usano le pareti quale foglio bianco da cui emergono frammenti, particolari di un tutto, offrendo così spazi di meditazione che punteggiano il percorso e generano nell’osservatore diverse modalità di relazione.
I pieni e i vuoti che caratterizzano questo percorso si concludono nello spazio vuoto lasciato dal calco del monte Sagro, montagna simbolo delle Alpi Apuane. Un ritratto fatto a memoria, calcato con il gesso. Il guscio, diviso in tre pezzi, è affisso sulle pareti tramite agganci e snodi di ferro. Al centro, un vuoto. Quello lasciato dal ritratto della montagna, rimosso. Calcare per conservare memoria di una fisionomia che, col passar del tempo, verrà scavata ancora e di continuo modificata.
In questa mostra, sculture realizzate in cemento si alternano a gessi e marmi. La pietra, lavorata, si polverizza, si impasta, si scolpisce, si salda con altri materiali. I cementi, colati in casseri di legno, del legno recano visibili le tracce nelle venature. Una memoria che viene da lontano, quella artigianale, s’innesta su materiali industriali, prodotti del lavoro dell’uomo sulla materia e costruisce forme e strutture il cui processo di lavorazione è spesso lasciato “a vista”.
La trasformazione indica passaggio, oltre che di stato, di tempo. Quel tempo che, come ci insegna l’esperienza, fa sì che il verde primaverile si trasformi progressivamente in giallo e bruno, per poi tornare a essere verde l’anno successivo. Verde non è qui colore soltanto ma una dimensione esperienziale e culturale dello scorrere del tempo, quel tempo che permette la sopravvivenza di tracce di una presenza umana e di vita domestica. I piccoli bassorilievi in marmo presenti in mostra ritraggono piante di noce: tradizionalmente quest’albero veniva piantato dal nonno alla nascita del nipote e quest’ultimo, cresciuto insieme alla pianta, ne avrebbe potuto utilizzare il legno. Gli alberi ritratti sono siti in zone di montagna, di fianco a ruderi di case abbandonate; quell’antico rito di passaggio tra l’uomo e la natura è stato interrotto e gli alberi restano a segnare un passaggio altrimenti invisibile.
Gli edifici, quando si deteriorano, assumono le sembianze di scheletri giganteschi, rimanendo visibili solo le nervature, le strutture portanti. In Un giorno anche a te piacerà il marrone una struttura di cemento armato si ramifica in una forma che ricorda le ossature di certe architetture di Pier Luigi Nervi. Ai suoi piedi un fico d’India cresce, prendendo forse il posto di un progetto rimasto incompiuto, ed entrando in relazione formale con la struttura in cemento. Entrambe, il cemento e la pianta, si configurano quali forme di resistenza, anche fisica, al trascorrere del tempo. Spesso nei processi di Prevedello, pur nella potenza massiccia di alcuni materiali, le tracce visibili della progettualità sono l’evidenza di un equilibrio raggiunto ma instabile, certezza e saldezza di un momento pronte a essere rimesse in discussione un attimo dopo.
Elementi di incertezza, pericolo imminente, la messa in guardia rispetto alla caducità dell’esperienza umana di fronte a ere universali ben più lunghe, sono la punteggiatura di Verde. Dove le sculture, insistendo sulla contrapposizione dei materiali, sulla leggerezza e pesantezza, sulle modalità delle loro lavorazioni, escono dallo spazio a loro destinato. Si configgono nelle pareti della galleria, si relazionano a quest’ultima attraverso una serie di segni e intromissioni, ne usano le pareti quale foglio bianco da cui emergono frammenti, particolari di un tutto, offrendo così spazi di meditazione che punteggiano il percorso e generano nell’osservatore diverse modalità di relazione.
I pieni e i vuoti che caratterizzano questo percorso si concludono nello spazio vuoto lasciato dal calco del monte Sagro, montagna simbolo delle Alpi Apuane. Un ritratto fatto a memoria, calcato con il gesso. Il guscio, diviso in tre pezzi, è affisso sulle pareti tramite agganci e snodi di ferro. Al centro, un vuoto. Quello lasciato dal ritratto della montagna, rimosso. Calcare per conservare memoria di una fisionomia che, col passar del tempo, verrà scavata ancora e di continuo modificata.
Un giorno anche a te piacerà il marrone (76) 2012 cemento armato, pianta grassa, terra reinforced concrete, cactus, soil cm 159x130x97 | S.T.(69) 2012 marmo, ferro, cemento armato marble, iron, reinforced concrete cm 148x73x47 | Yes, yes, Hemingway! (77) 2012 sasso, ferro, cemento armato stone, iron, reinforced concrete cm 35x216x63 | |
Noce 128 (56) 2011 marmo / marble cm 16x20,5x3 | Noce di Campanice (75) 2012 marmo / marble cm 18x20,5x3,5 | ||
S.T. (68), III 2012 gesso, ferro, minio plaster cast, iron, red lead cm 176x107x96 | S.T. (68), II 2012 gesso, ferro, minio plaster cast, iron, red lead 174x77x67 | S.T. (68), I 2012 gesso, ferro, minio plaster cast, iron, red lead cm 174x87x84 |