Fabrizio Prevedello
La ricerca scultorea di Fabrizio Prevedello è contraddistinta dal continuo incontro di materiali di produzione industriale e di origine naturale, il cui dialogo è mediato dall’artista alla ricerca di un equilibrio statico e compositivo che non risolva né annienti tale complessità interna, ma anzi, utilizzi i suoi risultati formali per offrire all’occhio di chi guarda più domande che risposte immediate.
I lavori prodotti da Prevedello offrono più piani di lettura, e più di un’occasione per essere trasportati in altri luoghi, mentali e narrativi, che l’artista ha già in parte percorso prima di noi. Se iniziamo dunque a scorrere il catalogo oramai ampio della sua produzione, possiamo notare come materiali e tecniche quali cemento armato, travi di ferro e lastre di vetro si trovano spesso a collaborare con scaglie di ardesia, schegge di marmo, travi di legno, calchi in gesso e altri elementi naturali, uniti alla ricerca di un ecosistema di significati in cui lo spettatore può iniziare a percorrere la sua fruizione.
A questo punto la dialettica tra le due tipologie di materie citate può facilmente presentarsi ai nostri occhi come lo scontro di due diversi approcci scultorei, mutuati dalla storia dell’arte: da un lato l’arte Minimalista, l’architettura Razionalista e quella Brutalista per l’utilizzo dei materiali industriali, dall’altro la classicità evocata dal marmo e dal gesso. Però, se ci fermiamo a isolare queste tradizioni, se ci concentriamo solo a osservare i colori mai accesi e spesso oscuri, la ruvidità del cemento e la funzionalità delle putrelle di ferro, in contrapposizione al biancore delle lastre di marmo e del gesso, rischiamo di perdere la visione d’insieme. Siamo andati troppo veloci, non abbiamo preso il tempo necessario per ascoltare la poesia che con calma e senza imposizione emerge da questi lavori... (dal testo di Davide Daninos per "Intervallo di confidenza")
VIEWING ROOM
PROGETTI PUBBLICI | |||
Intervento di Fabrizio Prevedello all'interno del progetto “Tempo Zulu” a cura di Francesco Carone, Gregorio Galli, Bernardo Giorgi, Christian Posani, Siena. Intarsio di marmo Bardiglio nella pavimentazione in pietra serena di via Stalloreggi, Siena, 2013 marmo Bardiglio, cm 6x12x17 |
Un volume bianco, oblungo è appeso perpendicolarmente alla parete di una torre dell’acqua in Abruzzo a dieci metri di altezza. E’ costruito con aste di ferro saldate tra loro e ricoperte interamente di gesso alabastrini. La sua parte superiore è incavata a imbuto per raccogliere un po’ d’acqua che viene riversata contro l’edificio nei giorni di pioggia. Questo processo accelera l’ossidazione del ferro macchiando il gesso e deteriorandolo. Il gesso non sopporta l’esposizione alle intemperie. Nell’arco di alcuni anni si consumerà fino a scomparire lasciando allora visibile solo la trama dello scheletro metallico e la traccia del passaggio dell’acqua sul muro. Una foto viene scattata dalla stessa posizione ogni due mesi. |