Non ritraggo la stasi, ma soprattutto i frammenti nel loro divenire. Le composizioni da cui parto inizialmente non sono mai definitive, ma si muovono con il trascorrere del tempo. O perché alcuni pezzi cadono o perché io stessa ne muovo delle parti. Non stabilisco delle posizioni immutabili, domina sempre una forte precarietà.
Beatrice Meoni
La mostra “Tra le cose” di Beatrice Meoni è il frutto di un intenso lavoro compiuto nell’ultimo anno. Come suggerisce il titolo, le opere raccontano la stretta relazione tra la ricerca pittorica dell’artista e gli oggetti che abitano il suo studio. Partendo dall’atto del vedere, per gradi e approssimazioni, Meoni si lascia circuire dal mondo delle cose, ne segue e distingue le forme, raccoglie oggetti e parti di essi per creare, con la pittura, delle misteriose metafore dell’uomo contemporaneo.
In mostra tre grandi dipinti su tela e un’ampia selezione di oli su MDF; completano – e dilatano ulteriormente – la sua ricerca alcuni ‘modelli’: piccole sculture installate su basi di MDF non trattato.
Accumulare, impilare, spostare, appoggiare: queste sono le azioni che l’artista compie per costruire i ‘modelli’. Pile di cocci e frammenti di porcellana, ceramica e parti di MDF colorato e tagliato seguendo sghembe geometrie. Quando non utilizza oggetti nella loro integrità, l’artista impiega parti di essi, frutto di rotture, cadute, esiti di disattenzione, inconsce azioni di sbadataggine, piccoli incidenti. Queste spaccature o interruzioni, si fissano nella materia stessa: è come se i frammenti fossero detentori della possibilità di ricordare. Mantengono, nel loro essere, le azioni che ne hanno decretato il loro smettere di essere oggetti con una funzione per diventare degli inutili scarti.
E’ come se l’artista raccogliesse le loro memorie e ne continuasse il loro perpetuo cadere: sia nei modelli composti da più frammenti appoggiati o incollati alla meglio, sia nei dipinti. Ed è soprattutto in questi ultimi che meglio si sintetizza la “memoria materiale” dei vari frammenti.
Guidata da una costante ricerca di un ideale – e impossibile – equilibrio, Meoni investiga con lo sguardo le superfici per raccontare la costante tensione tra bi- e tridimensionalità, ma anche l’imprevedibile con-fusione tra sfondo e primo piano.
Dipingendo prevalentemente con luce naturale, l’artista segue e muta il cambiare del colore con il trascorrere delle ore, ma non solo. Dalla forte luminosità di un’intensa giornata di sole, ai riverberi della vegetazione che cresce rigogliosa nel cortile davanti allo studio.